mercoledì 7 marzo 2012

Un'altra morte sul lavoro di un operaio dell'appalto al Porto di Ravenna

Ancora una volta a causare la morte di un operaio al lavoro sono i pesanti ritmi di lavoro, la catena di appalti e la precarietà dei rapporti di lavoro con al centro l'agenzia Internale Intempo.

Anche stavolta, come ogni volta che succedono incidenti sul lavoro, i confederali ripropongono l'estensione del protocollo sulla sicurezza (evidentemente inefficace, in particolare per i lavoratori in appalto) e questo fa indignare ancora di più proprio perchè i confederali hanno un grande potere al Porto e gestiscono tutta l'organizzazione del lavoro, quindi appalti e interinali , e invece niente è stato fatto su questo. Per Daniele, l'operaio morto ieri al Porto, neanche uno sciopero.

Il 13 marzo ricorre il 25° anniversario della strage della Mecnavi, nella quale morirono 13 operai in nero, soffocati mentre facevano manutenzione. Non ci uniamo a chi ha trasformato questa data in una vuota ricorrenza, come se quella strage parli alla storia e non riguardi, invece, la realtà di oggi e le responsabilità di tutto un sistema a comando padronale con dentro, oltre ai terminalisti, le istituzioni e i confederali.

Il processo per Vertullo ha rivelato tutto questo marciume però non ha fatto giustizia e l'agenzia interinale che lo ha mandato a morire è ancora lì a sfruttare i lavoratori.

Ci vuole un’altra strada: la mobilitazione dal basso e l’unità nella lotta che come Rete per la sicurezza stiamo portando avanti. Una battaglia da fare in prima persona per fare pesare la difesa della vita degli operai perché l’attacco alla salute dei lavoratori è una guerra non dichiarata agli operai da parte dei padroni che dalla loro hanno leggi e governi. Non ultimo l’attacco portato avanti da questo governo che, con l'art.14 del Decreto Legge n. 5/2012 ("semplificazione dei controlli sulle imprese"), attacca il sistema di prevenzione e cancella il ruolo di controllo degli Organi di vigilanza e vuole una "collaborazione amichevole con i soggetti controllati”. Ecco perché per le morti sul lavoro non si deve mai parlare di “fatalità”.

Rete per la sicurezza sul lavoro-Ravenna

c/o slai cobas per il sindacato di classe

cobasravenna@libero.it

Infortunio mortale al porto: operaio di 44 anni schiacciato da un tubo

L'incidente alla Bunge. La vittima un dipendente esterno di Latina

Un 44enne originario della provincia di Latina, Daniele Morichini, è morto questa mattina in un infortunio al porto di Ravenna. L'incidente è avvenuto alla Bunge di Porto Corsini ma la vittima è un dipendente esterno della ditta che ha in appalto le operazioni di carico e scarico nello stabilimento. L'operaio si trovava su un camion impegnato a scaricare grandi tubi di metallo su un muletto quando, per cause in corso di accertamento, è stato travolto da una di queste grandi condutture rimanendo schiacciato sul terreno.

Nonostante i tentativi di rianimarlo da parte degli uomini del 118, il 44enne non ce l'ha fatta. Sul posto, oltre alla polizia e al magistrato di turno, la Medicina del lavoro, che ha sequestrato l'area e si sta occupando di raccogliere testimonianze per fare chiarezza sulla vicenda.

Morte al porto, «non è una fatalità»

I sindacati contro il sistema degli appalti

Cgil, Cisl e Uil rilanciano l'estensione del protocollo sulla sicurezza alle zone per i portuali: «Utile per potenziare la prevenzione»

In una nota unitaria i sindacati commentano la morte di Daniele Morichini, operaio di 44 anni dipendente della Edil Tecno di Latina, che ha perso la vita nel piazzale dello stabilimento Bunge di Porto Corsini, azienda per la quale la sua ditta lavora in appalto. «Di Daniele conosciamo poco – scrivono i sindacati –, ma di una cosa siamo certi, la sua morte non è frutto di una fatalità». Cgil, Cisl e Uil devono «ancora una volta» registrare come «ai lavoratori degli appalti tocchi pagare il prezzo più alto di un sistema economico che ha fatto della precarietà e della ricerca esasperata del minor costo un fattore di competitività a discapito della sicurezza e della dignità del lavoro».

L'estensione del protocollo sulla sicurezza del porto alle zone periportuali – sottolineano ancora i sindacati – «potrebbe risultare uno strumento utile al potenziamento della prevenzione, ma anch'esso langue già da parecchi mesi, nonostante le continue sollecitazioni da parte del sindacato. È necessario uno sforzo congiunto, una ferma volontà di miglioramento delle condizioni di lavoro da parte di tutti i soggetti, altrimenti ci troveremo ancora una volta a piangere altri morti».

06 - 03 - 2012

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